ci è costato quasi 29 miliardi
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Il reddito di cittadinanza, misura bandiera del Movimento 5 Stelle abrogato con il decreto Lavoro del governo Meloni e sostituito dall’assegno di inclusione, è costato 28,7 miliardi di euro in quattro anni. Wired ha ottenuto questa cifra elaborando gli open data di Inps, che rappresenta una stima al ribasso. Questo perché è aggiornata ad aprile di quest’anno: mancano in altre parole i mesi di maggio e giugno. E se si considera che la spesa media mensile è stata di 587 milioni, è verosimile che questa somma si avvicini molto ai 30 miliardi di euro.

Simbolo del grillismo di governo insieme alla riduzione del numero dei parlamentari, la misura entrò in vigore nell’aprile 2019. Allora a Palazzo Chigi sedeva Giuseppe Conte e l’esecutivo era sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega. Oggi il governo, formato dal centrodestra, è guidato da Giorgia Meloni. A fare da trait d’union tra le due esperienze, il ruolo di Matteo Salvini come vice presidente del Consiglio.

Regione per regione

Analizzando la distribuzione geografica della distribuzione di questo sussidio, emerge come siano state soprattutto le regioni del Sud a beneficiarne. Per capirlo, Wired ha incrociato i dati Inps sul numero di persone coinvolte dal reddito di cittadinanza (ovvero di soggetti che appartengono ad un nucleo familiare in cui almeno un componente ha ricevuto il sussidio) con quelli Istat sui residenti al 1 gennaio 2023. In questo modo, ha ottenuto la percentuale di persone che ha beneficiato di questa misura.

Ogni barra rappresenta una provincia. Più si trova in alto e maggiore è la quota di persone coinvolte dall’erogazione del reddito di cittadinanza. La mappa dell’Italia presente nel grafico funziona come un filtro: cliccando su una regione, infatti, verranno evidenziate le barre corrispondenti alle province che ne fanno parte.

Tra quelle del Nord, si supera di poco il 2% di residenti coinvolti. Il dato più basso riguarda Bolzano, dove appena 386 residenti suddivisi in 169 famiglie hanno beneficiato del reddito di cittadinanza. Si tratta dello 0,07% della gente. Nelle regioni del centro si arriva al massimo al 3,5% della gente, come avviene a Frosinone. Ma è nel Sud che la percentuale cresce.

Il valore più alto si tocca a Palermo, dove il 12,26% dei residenti vive in un nucleo famigliare cui è stato riconosciuto il sussidio. Si tratta di una persona su otto. Seguono Napoli con l’11,55% e Crotone con l’11,13%. Va detto che, al crescere della quota di beneficiari si accompagna anche un aumento significativo dell’importo medio mensile.

In questo grafico, il filtro nella parte bassa permette di isolare le province di una singola regione. Come si spiega, però, questa correlazione positiva tra l’importo medio mensile del sussidio e la percentuale di persone che ne beneficiano? Una risposta possibile sta nel fatto che il reddito di cittadinanza integrava quello eventualmente generato dal lavoro di chi ne ha beneficiato. E nelle regioni del Sud ci sono più disoccupati, ovvero più persone che non hanno un reddito. O almeno che non lo dichiarano: la grande incognita di questa analisi è rappresentata dal lavoro nero. Il quale, però, per definizione sfugge da ogni possibile misurazione.



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di Riccardo Saporiti www.wired.it 2023-07-04 05:00:00 ,

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